C’è qualcosa di estremamente umano nella ricerca del comfort. Da sempre cerchiamo di renderci la vita più facile: ci inventiamo sedie più morbide, cibi più veloci da preparare, strade senza ostacoli. Ma cosa succede quando la comodità diventa una gabbia dorata?
Prova a pensarci: cosa succede a una pianta che cresce in un ambiente perfetto, senza vento, senza pioggia, senza bisogno di affondare le radici nel terreno per cercare l’acqua? Succede che diventa fragile. Al primo soffio di vento, si spezza.
Vale lo stesso per noi. Senza scomodità, senza attrito, senza ostacoli da superare, diventiamo meno adattabili, meno resistenti, meno vivi.
La scomodità è il vero motore della crescita
Essere scomodi significa essere fuori dall’abitudine, dal conosciuto. Quando tutto è prevedibile, smettiamo di prestare attenzione. Ma quando qualcosa ci mette in difficoltà, il cervello si accende: gli occhi si spalancano, il respiro cambia, l’adrenalina scorre. È lì che si impara davvero.
Nel 1968, il biologo Garrett Hardin coniò il termine “effetto serra umano” per descrivere la tendenza delle persone a proteggersi sempre di più dalle difficoltà della vita, creando ambienti artificialmente confortevoli che le rendono sempre più vulnerabili. Come piante cresciute in una serra perfetta, rischiamo di non sviluppare la capacità di affrontare il mondo reale.
Lo psicologo Lev Vygotskij parlava di “zona di sviluppo prossimale”, il punto in cui qualcosa è abbastanza difficile da metterci alla prova, ma non così impossibile da paralizzarci. È proprio lì che avviene la crescita.
Lo sport e il valore della fatica
Gli atleti sanno bene che migliorarsi significa affrontare situazioni scomode. Se eviti lo sforzo, non progredisci. Se eviti l’errore, non impari.
Un esempio? Gli allenamenti in altitudine. Gli sportivi si allenano a 2.000-3.000 metri sopra il livello del mare per abituare il corpo a lavorare con meno ossigeno. È scomodo, è faticoso, ma quando tornano a livello del mare, il loro corpo è diventato più efficiente.
Il vero salto di qualità, però, avviene anche nella scomodità mentale. Roger Federer una volta disse che il punto di svolta della sua carriera non fu un miglioramento fisico, ma il momento in cui accettò la frustrazione di perdere e decise di trasformarla in benzina per la sua crescita.
La scomodità nella vita quotidiana
Ogni grande trasformazione personale nasce da un momento difficile. Pensiamo a quando dobbiamo affrontare una scelta importante, cambiare lavoro, trasferirci in un posto nuovo, dire qualcosa che ci spaventa. Sono momenti scomodi, ma sono anche quelli che ci trasformano.
Anche la scomodità mentale ha il suo valore. Oggi possiamo personalizzare tutto: ascoltiamo solo chi la pensa come noi, leggiamo solo le notizie che ci confermano ciò che già crediamo. Ma crescere significa anche ascoltare idee che ci disturbano, che ci sfidano, che ci costringono a rimettere tutto in discussione.
Lo scrittore Nassim Nicholas Taleb ha introdotto il concetto di “antifragilità”: ciò che non solo resiste alle difficoltà, ma addirittura migliora grazie a esse. Un atleta diventa più forte dopo un infortunio ben recuperato. Un imprenditore diventa più scaltro dopo un fallimento. Una persona diventa più resiliente dopo un’esperienza difficile.
Come allenarsi alla scomodità?
• Fare piccole scelte scomode ogni giorno: camminare invece di prendere l’ascensore, dormire senza cuscino ogni tanto, provare a scrivere con la mano non dominante. Piccole cose che rompono la routine.
• Affrontare il disagio invece di evitarlo: se una conversazione è difficile, affrontiamola. Se un compito ci mette ansia, iniziamo a farlo. Rimandare amplifica il disagio.
• Esposizione graduale al nuovo: chi ha paura del freddo può iniziare con una doccia tiepida e abbassare la temperatura di pochi gradi ogni giorno. Chi teme il pubblico può iniziare parlando davanti a uno specchio, poi a un amico, poi a un gruppo.
• Curiosità prima della paura: invece di vedere il nuovo come una minaccia, proviamo a viverlo come un’opportunità di scoperta.
• Accettare che la crescita è fatta di momenti difficili: il miglioramento arriva dopo il disorientamento. Nessuna grande storia inizia con “ero a mio agio e tutto era semplice”.
La verità è che l’essere umano è nato per adattarsi. I nostri antenati hanno attraversato ere glaciali, deserti, giungle, guerre e carestie. Noi ci lamentiamo se la connessione Wi-Fi è lenta.
La scomodità non è un ostacolo da eliminare, ma una maestra da ascoltare.
Quando è stata l’ultima volta che ti sei trovato in una situazione scomoda? Hai provato a restarci invece di scappare? Forse la tua più grande crescita inizia proprio lì.
Riferimenti bibliografici
• Hardin, G. (1968). The Tragedy of the Commons. Science, 162(3859), 1243-1248.
• Kashdan, T. B. (2013). Curious? Discover the Missing Ingredient to a Fulfilling Life. Harper.
• O’Sullivan, P. (2016). It’s time for change in the way we treat nonspecific chronic low back pain. British Journal of Sports Medicine, 50(4), 221-222.
• Taleb, N. N. (2012). Antifragile: Things That Gain from Disorder. Random House.
• Vygotsky, L. S. (1978). Mind in Society: The Development of Higher Psychological Processes. Harvard University Press.
• Duckworth, A. (2016). Grit: The Power of Passion and Perseverance. Scribner.
• Csikszentmihalyi, M. (1990). Flow: The Psychology of Optimal Experience. Harper & Row.