Blocca il corpo, blocca la vita: il prezzo invisibile della rigidità

C’è qualcosa di profondamente rivelatore nella parola emozione. La sua radice latina, emovere, significa muovere da dentro, smuovere. È un’immagine potente: qualcosa che nasce nel profondo e ci spinge, ci mette in movimento, ci porta fuori da noi stessi.

Pensaci un attimo. Tutto ciò che è immobile, statico, sembra privo di vita. Un paesaggio congelato, un cuore che smette di battere, un corpo rigido. La vita, invece, è movimento. È il flusso del sangue, il pulsare del cuore, il respiro che entra ed esce, le foglie che danzano al ritmo del vento.

Le nostre emozioni non fanno eccezione. Sono parte integrante di questo movimento vitale. Fluttuano, cambiano, si trasformano. Sono il ritmo interno che ci ricorda, in ogni momento, che siamo vivi. E, proprio come un fiume che scorre, le emozioni devono fluire liberamente.

Cosa succede quando blocchiamo il flusso?

Ma cosa accade quando ignoriamo, reprimiamo o neghiamo ciò che proviamo? È come costruire una diga in un fiume. All’inizio, il blocco sembra funzionare, l’acqua si accumula ordinata, trattenuta. Ma lentamente, quella stessa acqua inizia a stagnare. Si contamina, perde la sua freschezza, diventa pesante.

Lo stesso accade dentro di noi: reprimere le emozioni crea stagnazione, un blocco che non rimane solo nella mente, ma si imprime nel corpo.

Questa disconnessione da ciò che sentiamo è prima di tutto fisica. Pensa alla tua schiena. Quante persone vivono senza essere realmente consapevoli della propria schiena? La trascurano, la sovraccaricano di tensione, la lasciano indolenzire giorno dopo giorno. Ma una schiena che non si sente è una schiena senza sostegno. È il corpo che ci racconta la storia di una persona che ha smesso di sostenere sé stessa.

Oppure pensa alle viscere, la sede più profonda delle nostre emozioni primordiali. Nell’istinto animale, la pancia è il centro del coraggio, della reattività, della forza di affrontare il mondo. Chi è scollegato da questa parte di sé, spesso si sente privo di energia, fragile, incapace di prendere decisioni.

Il corpo non mente. Ogni parte di noi racconta qualcosa di come viviamo le nostre emozioni. Ma possiamo comprenderlo solo se siamo disposti ad ascoltarlo.

Il movimento come via di riconnessione

Il movimento non è solo un’attività fisica. È un’espressione della nostra libertà emotiva e del nostro benessere psicologico. Un corpo libero di muoversi è un corpo vivo, attivo, flessibile. Ed è proprio attraverso il movimento che possiamo ritrovare il contatto con noi stessi.

Ma cosa accade quando non ci permettiamo di sentire le nostre emozioni? Quando le tratteniamo, quando le giudichiamo, quando le reprimiamo?

Il corpo risponde chiudendosi. I muscoli si contraggono, spesso in modo cronico. Il collo si irrigidisce, la mascella si serra, le spalle si alzano come scudi. È come se il nostro organismo, per proteggerci dal dolore di ciò che non vogliamo affrontare, decidesse di spegnersi.

Non sentirsi diventa una difesa, ma a quale costo?

Sentire le emozioni è un atto di coraggio

Accogliere le emozioni è un atto di coraggio. Significa permettere loro di muoversi attraverso di noi, senza bloccarle o combatterle. Significa riconoscere che le emozioni non sono un problema da risolvere, ma una parte fondamentale della nostra esperienza di esseri umani.

Il nostro corpo è il teatro delle emozioni. Ogni tensione, ogni contrazione, ogni blocco è un messaggio. È il linguaggio del corpo che ci invita a fermarci, a sentire, a riconnetterci con noi stessi.

Il movimento diventa quindi non solo un modo per liberare il corpo, ma anche un percorso per riscoprire la nostra libertà interiore. Perché quando lasciamo che il corpo si muova, anche le emozioni trovano il loro spazio. E in quel fluire, ritroviamo noi stessi.

Non si tratta solo di vivere. Si tratta di sentirsi vivi.

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Riferimenti bibliografici

• Vicelli, A. (2023). Sentirsi, il tempo e lo spazio delle emozioni. Independently published.

• Damasio, A. (2021). Il sé viene alla mente: La costruzione del cervello cosciente. Adelphi.

• Gallese, V. (2019). Lo schermo empatico: Cinema e neuroscienze. Raffaello Cortina Editore.

• Levine, P. A. (2018). Il trauma e il corpo: Un approccio sensomotorio all’esperienza traumatica. Giovanni Fioriti Editore.

• Lowen, A. (2016). Il linguaggio del corpo: Il movimento per liberare le emozioni bloccate. Astrolabio Ubaldini.

• Sapolsky, R. M. (2012). Perché alle zebre non viene l’ulcera? Le risposte della scienza allo stress, alle malattie e al benessere. Castelvecchi.

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